Deborah Russo – Professoressa associata di Diritto internazionale, Università degli Studi di Firenze

SOMMARIO

1. Introduzione.
2. La nozione di ‘stato di diritto’ nel sistema della Convenzione europea.
3. La giurisprudenza della Corte europea sull’indipendenza del potere giudiziario.
3.1. La nozione di indipendenza della magistratura.
3.2. L’indipendenza della magistratura nei ricorsi promossi dai giudici.
3.3. Il rilievo degli artt. 8 e 10 CEDU rispetto alla tutela dell’indipendenza della magistratura.
3.4. La riparazione per l’illegittima rimozione di un giudice.
4. La valorizzazione dell’art. 18 CEDU per il controllo sulle misure di deroga alla tutela dei diritti umani.
5. Considerazioni conclusive.


L’articolo indaga il ruolo della Corte europea dei diritti umani come guardiana del rispetto del principio dello Stato di diritto da parte degli Stati contraenti della Convenzione europea dei diritti umani, concentrandosi sugli sviluppi giurisprudenziali che hanno riguardato il sindacato esterno sul funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali, con particolare riferimento al controllo sia sulle misure statali che interferiscono con l’indipendenza dell’ordine giudiziario, sia su quelle che stabiliscono deroghe ai diritti umani in situazioni di emergenza. Dall’orientamento della Corte europea emerge l’interpretazione ampia di alcune disposizioni, come gli artt. 6, 8, 10 e 18, della Convenzione europea, in una prospettiva che, attraverso la tutela del diritto azionato, tende a salvaguardare l’esercizio del potere giurisdizionale effettivo e indipendente. Allo stesso tempo il ruolo della Corte europea è condizionato dalla sensibilità politica di una materia legata più di altre alle scelte politiche ‘ordinamentali’ degli Stati e dall’esigenza di tutelare, attraverso letture coerenti con il testo della Convenzione europea e un più cauto ricorso all’interpretazione evolutiva, la propria legittimazione istituzionale. Gli interventi della Corte europea non possono che essere concentrati sui casi più gravi e dovrebbero, dunque, inserirsi nell’ambito di strategie più generali, basate su strumenti di dialogo politico tra gli Stati contraenti nonché sull’incentivazione e il finanziamento di programmi di formazione che favoriscano lo sviluppo “dalla base” di una cultura democratica europea.

Parole chiave: Stato di diritto, indipendenza della magistratura, sistema giudiziario e diritti umani.


The article investigates the role of the European Court of Human Rights as guardian of the respect of the principle of the rule of law by the Contracting States of the European Convention on Human Rights, focusing on the developments in the case law on the State measures that interfere with the independence of the judiciary and of those that establish derogations from human rights in times of emergency. It highlights that some provisions, in particular Articles 6, 8, 10 and 18, of the European Convention, have been interpreted by the European Court in a perspective that, through the protection of the rights invoked, tends to safeguard the exercise of effective and independent jurisdictional power. At the same time, the European Court needs to protect, through constructions consistent with the text of the European Convention and a more cautious use of evolutionary interpretation, its institutional legitimacy. For this reason, the interventions of the European Court cannot but be concentrated on the most serious cases. So its role should be complemented by more general political strategies, based on political dialogue between the contracting States as well as education and cultural initiatives that might foster the development of a European democratic culture.

Keywords: rule of law, independence of judiciary, judicial system and human rights.

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