Andrea Miccichè – Assegnista di ricerca in Diritto canonico e Diritto ecclesiastico, Università degli Studi di Catania

SOMMARIO

1. Il regime dei culti in Turchia e la ‘scoperta’ dell’alterità: una dichiarazione di metodo e un percorso d’indagine nel panorama del diritto ecclesiastico internazionale degli anni Venti.
2. Le capitolazioni: una definizione problematica. Il rilievo dei preamboli.
3. I patti con gli infedeli e le condizioni della loro liceità alla luce del diritto islamico.
4. Le capitolazioni ottomane e le deroghe alle prescrizioni della giurisprudenza islamica.
5. Rilievi conclusivi.


Traendo spunto da una monografia dell’ecclesiasticista torinese Arnaldo Bertola (1889-1965) dedicata alla disciplina delle confessioni religiose nell’Impero ottomano, il contributo indaga il rilievo che il diritto musulmano ha avuto nel regolare le relazioni tra la Sublime Porta e la comunità degli Stati. La fonte più caratteristica in questo panorama erano le capitolazioni, strumenti multiformi, considerati dal governo turco quali concessioni graziose, ma intesi dalla diplomazia europea come reali accordi internazionali. Attraverso il costante contrasto di interpretazioni e l’asserita incomunicabilità tra ordinamento turco e ordinamenti occidentali, si sviluppò la nozione di ‘diritto pubblico esterno ottomano’, in contrapposizione al diritto internazionale europeo, proprio delle genti europee. Nell’articolo saranno approfonditi, da un lato, i riflessi che la Sharia ha avuto nella formulazione delle capitolazioni e, dall’altro, saranno analizzate le deroghe che, attraverso il diritto capitolare, furono apportate all’originale status di inferiorità legale dei dhimmi, fino a configurare a favore degli stranieri protetti un sistema di privilegi e garanzie, potenzialmente in grado di anticipare il moderno concetto di libertà religiosa.

Parole chiave: Impero ottomano, capitolazioni, diritto islamico, tregua.


Drawing on a monograph by the ecclesiasticist Arnaldo Bertola (1889-1965) devoted to the regulation of religious denominations in the Ottoman Empire, the paper investigates the importance that Muslim law had in regulating relations between the Sublime Porte and the community of states. The capitulations were the most characteristic source in this landscape. Actually, they were multifaceted instruments regarded by the Turkish government as gracious concessions, but understood by European diplomacy as real international agreements. In the constant clash of interpretations and the asserted incommunicability between Turkish and Western legal systems, the notion of ‘Ottoman external public law’ developed, as opposed to European international law. The article will explore, on the one hand, the reflections that Sharia law had in the formulation of the capitulations and, on the other, the derogations that were made to the original status of legal inferiority of the dhimmi through the capitulary law. The result was to establish in favor of protected foreigners a system of privileges and guarantees, potentially anticipating the modern concept of religious freedom.

Key words: Ottoman Empire, capitulations, Sharia law, truce.

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